La moda barf e il monoteismo nutrizionale

20200518_082016Alcuni mesi fa ricevetti la proposta di partecipare ad un sondaggio sulla alimentazione dei cani e gatti.
Partecipai.
Si trattava di un sondaggio promosso da Anmvi. Era un sondaggio fatto bene, le domande erano precise e circostanziate (https://www.anmvioggi.it/in-evidenza/69564-il-pet-food-e-consigliato-dal-97-dei-medici-veterinari.html?fbclid=IwAR1RMSG3QNE3BCO8O4i4NYW6enzWPXgeTtG-RxJ4NaUeTShgfor0KQKJb9o)
Lo scopo era di fare una sintesi sull’opinione che hanno i veterinari sull’alimentazione animale.
Gli argomenti delle domande variavano sulla percezione e conoscenza che i veterinari hanno circa la salubrità degli alimenti, sulla sicurezza, sulle basi scientifiche e sulle ragioni che portano ad una scelta di proposta nutrizionale rispetto ad un’altra.
Ma mentre rispondevo al questionario avevo la sensazione di essere su candid-camera.
Mi sentivo come se fossi uno tra pochi e rispondere in un dato modo.
Cosa che poi si è puntualmente verificata quando sono usciti i dati del sondaggio: il 97% dei veterinari consiglia il pet food industriale. Io sono uno del 3%. La sensazione è stata confermata.
A volte sembra che a qualcuno piaccia vincere facile.
Vi spiego perchè.
Il sondaggio di Amnvi era ben fatto, le domande erano coerenti e le risposte multiple non erano vincolanti, come può succedere in certi sondaggi poco attendibili.
Il problema quindi non è il sondaggio in se, ma è la condizione di rappresentatività del campione a cui viene chiesto di esprimere una opinione circa un determinato argomento.
Faccio un esempio. Quale aspettativa di analisi potrebbe far emergere una sondaggio sulla esistenza di Dio proposta ai soli credenti cattolici? Non sono le domande ad essere sbagliate, ma è il campione che non è rappresentativo, se non di una realtà ristretta.
E’ come chiedere ad un gruppo di igienisti se preferiscono far giocare i loro figli in un giardino pubblico o nel fango, piuttosto che in un ambiente sanificato. Le risposte saranno ovvie per la maggior parte o per tutti i partecipanti.
A mio avviso, anche il sondaggio Anmvi, non è esente da questo enorme equivoco.
Usciamo dall’università come studenti che hanno ricevuto l’insegnamento rispetto un SOLO modello nutrizionale prevalente, quello del cibo industriale preconfezionato per cani e gatti. Non ci sono alternative, tranne pochissime eccezioni nel mondo accademico, tra l’altro molto recenti. Usciamo con una convinzione monoteista nutrizionale, una omologazione di preferenza nutrizionale.
Quindi, quali pensavano fossero le aspettative di risposta?
Questa è indubbio una domanda retorica: la qualità delle risposte erano già previste, perchè le conoscenze sono omologate alla base.
Purtroppo il campione non è rappresentativo delle possibili scelte, perchè viziato alla base dalle proprie conoscenze.
Non mi stupisce allora che si dica che il 97% dei veterinari non sia d’accordo sulla scelta nutrizionale a favore della dieta a crudo o dieta barf, per il semplice fatto che non la conoscono e non ne hanno esperienza.
Non mi stupisce perchè l’omologazione, in senso generale, l’omologazione culturale, l’omologazione della scelta terapeutica, ora l’omologazione coinvolge anche la scelta nutrizionale. Per capire ed accorgersene, basta entrare in un negozio di prodotti per animali. Tu entri, e sei invaso da una miriade di proposte nutrizionali, c’è il cibo per il cane piccolo medio basso alto, di questa o quella razza, con questo o quel pelo. Ti sembra di aver una vasta gamma di scelta. In verità, non scegli, perchè l’unico approccio nutrizionale che è rappresentato in quesi negozi è quello del prodotto omologato preconfezionato dall’industria, alimento che non assomiglia per nulla al cibo, certo salubre, comodo e formulato da un professionista esperto che non conosce il tuo animale. Eppure nessun essere vivente, a meno che non sia costretto da cause forzate, mangia ogni giorno il medesimo cibo e la medesima quantità dello stesso cibo, mattina mezzogiorno e sera, 7 giorni alla settimana per 365 all’anno.
Scommetto che a nemmeno il 97% dei veterinari piacerebbe mangiare così per tutta la vita.
Il cibo è esperienza. L’esperienza è conoscere. Chi conosce, evolve. Chi non evolve, muore.
Le cose che invece mi stupiscono del sondaggio sono essenzialmente due.
La prima è una considerazione tecnica: molti colleghi non si ricordano che sia le carni human grade, sia quelle destinate al pet food, crudo o preconfezionato, seguono i medesimi controlli dal punto di vista microbiologico da parte di veterinari ispettivi.
Non capiscono dove nasca la convinzione che le carni per la dieta a crudo siano più contaminate del cibo processato. Purtroppo i problemi microbiologici legati alle derrate alimentari, sia esse destinate alle diete a crudo, alle diete casalinghe e per preparati industriali preconfezionati, spesso sono sovrapponibili.
La seconda è legata al commento pregiudizievole che relega la dieta barf ad una moda. Si ritiene che la barf sia una moda. Questa è una affermazione stupida con la tendenza a ridicolizzare chi la sostiene. Non è una mossa scaltra, ma di basso livello. E’ come quando si prova ad asserire che la dieta vegana è una mera moda e non un modello nutrizionale con basi scientifiche e alla base di una scelta consapevole e guidata. La dieta barf, che piaccia o meno, è un modello nutrizionale sostenuto da evidenze etologiche e nutrizionali, rimane una possibilità di scelta alimentare tra le tante proposte esistenti per il proprio cane o gatto.
Penso che spesso si preferisca demonizzare o ridicolizzare certi modelli, piuttosto che iniziare a conoscerli e guidare i proprietari verso scelte consapevoli e responsabilizzanti. Certo, la barf non è semplice, la barf non è adatta a tutti i cani e gatti , neppure adatta a tutti i proprietari, ma questo è il compito pedagogico che spetta al veterinario informato e competente.
Non è possibile che si viaggi ancora a senso unico e non ci si ponga nel senso dell’ integrazione dei saperi. Non interessa che ci sia il 3% o il 20% o l’x %, importante è porsi nel rispetto del lavoro e delle conoscenze che formano il sapere di tutta la categoria, rendendolo disponibile per chi lo richiede senza necessariamente provare a costruire denigrazioni.

David Crockett Bettio

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