Ho provato a rispondere all’Articolo de Il Fatto Alimentare che denigra in modo miope e poco ducumentato il cibo crudo per cani e gatti. Trovate l’articolo orginale qui: http://www.ilfattoalimentare.it/cibi-crudi-animali-domestici.html
Il problema delle contaminazioni microbiologiche delle carni è un problema serio ma affrontarlo in modo riduzionistico come descritto in questo articolo dimostra una miopia preoccupante.
Quando leggo questi articoli mi chiedo sempre quale approfondimento ha fatto il giornalista prima di fare delle affermazioni come se avessero in mano dati scientifici degli aspetti clinici del beneficio di alcune diete rispetto alle altre. Oppure a quale tipo di letteratura scientifica facciamo riferimento, tralasciandone altre che riportano dati opposti.
Vet Record inoltre non brilla di lucidità scientifica le sue recenti affermazioni rispetto alla efficacia dell’Omeopatia dichiarando la solita falsa ridondante e ormai classica frase: è acqua fresca. La rivista Vet Record è stata consigliata dalla IAVH a non scrivere falsità a riguardo e quanto meno a documentarsi sulla letteratura scientifica presente prima di fare qualsiasi affermazione pubblica di rilievo (https://docs.google.com/document/d/1_lAUs7tZQvhF-Fkqhw3Q6DCP6uFV7q1hiBzUWY83f74/edit).
Quindi mi chiedo come si possa affermare che le diete a crudo non abbiamo mai, ripeto mai, dimostrato un beneficio sanitario rispetto agli alimenti industriali, che il giornalista definisce erroneamente alimenti ‘tradizionali’, come se il processo industriale che produce pet food fosse così consolidato nei secoli da farne una tradizione. Robe da matti.
Eppure migliaia di veterinari in tutto il mondo ormai hanno constato che una alimentazione a base di cibo crudo sia invece spesso in relazione con uno stato di salute maggiore rispetto ad altri tipi di dieta e che molte volte il solo approccio crudista alla nutrizione possa essere risolutivo di stati patologici, come già affermato da Stodgale: “we find that we can control a number of chronic digestive, allergic, and metabolic problems by using home prepared diets. We find that we can prevent a large number of problems from occurring in our feline and canine patients, including bladder stones and feline lower urinary tract disease (FLUTD), intermittent vomiting or diarrhea, seborrhea sicca, and recurrent ear infections. These diets are individualized to the particular pet and its medical diagnoses, formulated with informed nutritional knowledge, and presented to the owner with nutritional and food safety education” (Stogdale L. dip. ACVIM, D. Garcea. In support of bones and raw food diets. Can Vet J. 2003 Oct; 44(10): 783).
Per non parlare delle esperienze di tantissimi barfisti che possono testimoniare come la dieta a base di cibo crudo sia stata risolutiva per molto problemi clinici che affliggevano i loro cani e gatti.
Rimane il fatto che il problema delle contaminazioni del cibo sia una cosa seria. Tanto importante che andrebbe affrontata seriamente e non parzialmente come in questo articolo. Ricordo Looking For The Safest, Healthiest Pet Food? Good Luck With That, pubblicato su Huffinton post (https://www.huffingtonpost.com/entry/pet-food-safety_us_55b67875e4b0a13f9d1976e7) , riportava una ricerca della FDA che addirittura richiamava dal commercio alcuni cibi secchi industriali per contaminazioni da salmonella , listeria ed addirittura fenobarbitale, farmaco usato per le anestesie e le eutanasia degli animali (https://www.fda.gov/AnimalVeterinary/SafetyHealth/RecallsWithdrawals/default.htm)
Tutti i bravi barfisti sanno che le norme igieniche e la catena del freddo sono fondamentali per la gestione del cibo crudo, come già riportato da Efsa che dice : per prevenire la listeriosi, è importante seguire buone pratiche di fabbricazione, prassi igieniche e un efficace controllo della temperatura lungo tutta la catena di produzione, distribuzione e conservazione degli alimenti, anche in ambiente domestico. A casa, si consiglia ai consumatori di tenere bassa la temperatura del frigorifero, al fine di limitare la potenziale crescita di batteri, come Listeria, qualora fossero presenti negli alimenti pronti. Le organizzazioni internazionali, come l’Organizzazione mondiale della sanità, consigliano di refrigerare gli alimenti a una temperatura inferiore a 5 °C (https://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/listeria). Tutte norme igieniche che , almeno a casa, i barfisti osservano con attenzione.
Forse l’articolo del il Fatto Alimentare, si riferisce a tutta la filiera della carne , ma non ci è dato sapere se il problema microbiologico è solo a carico del utilizzatore finale, oppure se le cause siano da ricercare più a monte della filiera, cioè nel processo di produzione industriale della cane e del sua lavorazione, che coinvolge, come già documentato da FDA sia il cibo crudo che secco.
Dr. David Bettio