Omeopatia vs allopatia, il più grande studio fatto in Francia, EPI3, dice che l’efficacia delle cure è la stessa

rimedi omeopatici 2Recente pubblicazione che rivela come l’effettività dell’Omeopatia è simile a quella della medicina convenzionale. Mi preme focalizzare un concetto. E’ innegabile che i farmaci convenzionali siano efficaci, come ad esempio l’azione di un antibiotico o di un cortisonico. Una cosa è l’efficacia, una cosa è l’effettività di un trattamento. Faccio un esempio. Se si presenta un caso di dermatite batterica, eseguo un esame batteriologico con relativo antibiogramma per testare la sensibiltà del batterio al farmaco per attuare un trattamento mirato. Subito c’è una remissione dei sintomi, ma spesso succede che alla sospensione dell’antibiotico, anche il più mirato, c’è una riemersione dei sintomi. Quindi, in questi casi, l’effettività del trattamento non è duratura e non  sussiste uan guarigione duratura.
Il crescente interesse per l’omeopatia pone il problema di misurarne l’azione . Come si misura l’azione dell’omeopatia? I principali parametri con cui si valuta ogni intervento sanitario, quindi qualsiasi tipo di terapia – tra le quali l’omeopatia – sono :
a. efficacia
b. efficienza
c. effettività
Il parametro più importante per i medici clinici è ovviamente l’efficacia reale della terapia in questione, cioè l’effectiveness (effettività). Questo termine è distinto dal termine efficacia, che è riferito non più alle condizioni di utilizzo reali, ma a quelle sperimentali. Ma che cosa è l’effettivness: è l’efficacia della terapia nelle reali condizioni in cui viene normalmente applicata, nelle abituali condizioni della pratica clinica. Qual è dunque l’efficacia dell’omeopatia nelle reali condizioni d’uso? Quali sono le reali condizioni d’uso dell’omeopatia?
L’omeopatia è un metodo scientifico terapeutico che prende in considerazione il paziente come espressione di un insieme, nella quale le singole parti non possono essere comprese se non in relazione alla totalità dell’individuo. Quando questo insieme è in uno stato di salute significa che tutti i processi biomolecolari e psichici lavorano in una sorta di equilibrio dinamico con gli stimoli esterni e le capacità di reazione tipiche del sistema. Quando questo sistema non è più in grado di mantenere questo equilibrio in funzione della salute, si manifestano delle reazioni, che noi chiamiamo e definiamo malattie. I sintomi, infatti, non sono altro che manifestazioni caratteristiche di un disequilibrio all’interno del sistema, che ci informano sul suo stato e sulle sue capacità di reazione. Al momento di affrontare una terapia con questo metodo, non si dovrà curare solamente la malattia in senso stretto, ma si porrà attenzione a tutto il sistema nella sua totalità. Diventa quindi importante l’analisi dei sintomi della malattia in atto, ma anche di tutte le manifestazioni non specificatamente legate alla patologia, che esprimono il quadro complessivo del sistema.
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rimedi omeopaticiDopo 7 anni di osservazioni su oltre migliaia di pazienti, EPI3 mostra che la percentuale di guarigione è la stessa, ma usando l’omeopatia ci sono meno effetti collaterali.
Si tratta del più importante studio farmaco-epidemiologico mai realizzato nel campo della medicina generale in Francia. Una ricerca indipendente durata 7 anni ha esaminato il decorso di migliaia di pazienti per stabilire se ci fossero differenze significative tra chi si curava per le malattie più comuni andando da medici allopatici (quelli “convenzionali”) o da medici specializzati in omeopatia.
Il programma di ricerca, denominato EPI3, è stato oggetto di 11 pubblicazioni scientifiche “peer review” indicizzate. Le conclusioni sono le medesime per tutti i disturbi considerati: l’efficacia del trattamento è la stessa, ma chi è andato dagli omeopati ha dimezzato gli antibiotici e gli antinfiammatori ingeriti, e ha ridotto a un terzo gli analsegici e le benzodiazepine (psicofarmaci della famiglia del Valium).
Lo studio EPI3
Il programma di ricerca EPI3 ha coinvolto inizialmente 825 ambulatori di medicina generale e 8.559 pazienti, allo scopo di misurare i risultati dei trattamenti omeopatici o allopatici prescritti. Si è scelto quindi di focalizzarsi su tre tipologie di disturbi, che rappresentano la metà dei motivi di consulto in medicina generale: infezioni del tratto respiratorio superiore, dolori muscolo-scheletrici e disturbi del sonno, ansia e depressione.
Per un anno, i pazienti sono stati seguiti per valutarne l’evoluzione clinica, il rischio che non venissero curati con i trattamenti appropriati, la tipologia di medicinali assunti e gli effetti collaterali. Confrontando i risultati ottenuti, non sono emerse differenze in termini di efficacia terapeutica, a seconda che si sia seguito un trattamento completamente allopatico, del tutto omeopatico o “misto” (allopatico + omeopatico).
I pazienti degli omeopati guariscono quanto gli altri, riducendo i farmaci con effetti collaterali
Lo studio EPI3 dimostra che l’evoluzione clinica dei pazienti in cura presso medici esperti in omeopatia è generalmente uguale a quella degli altri pazienti, con un’assunzione ridotta di farmaci che possono provocare effetti indesiderati. In particolare, nel gruppo di pazienti affetti da infezioni delle vie respiratorie (518 pazienti), il miglioramento è del tutto simile; tuttavia, i pazienti trattati da medici omeopati e medici con pratica mista hanno assunto meno antibiotici (- 57 per cento).
In presenza di dolori muscoloscheletrici (1.153 pazienti), a parità di risultati terapeutici, i pazienti trattati da medici omeopati e medici con pratica mista hanno ridotto di quasi la metà il consumo di antinfiammatori (- 46 per cento) e di due terzi quello di analgesici (- 67 per cento).
Per i pazienti affetti da disturbi del sonno, ansia e depressione (710 pazienti), a fronte di un miglioramento clinico corrispondente, nei gruppi omeopatia e misto crolla il consumo di benzodiazepine (- 71 per cento). Si tratta di psicofarmaci, il più conosciuto è il Valium.
Nessuna perdita di opportunità terapeutica
Non trova dunque riscontro nei dati epidemiologici l’affermazione che l’omeopatia non sarebbe efficace e che sarebbe addirittura una perdita di opportunità terapeutica, ovvero che l’approccio degli omeopati impedirebbe di curarsi con medicinali più efficaci. Anzi, a parità di risultati chi è stato seguito da un medico preparato in omeopatia ha assunto meno farmaci che possono provocare effetti indesiderati.
I medici che hanno partecipato allo studio erano liberi di prescrivere solo farmaci allopatici, solo omeopatici o entrambi, a seconda della diagnosi, dell’abitudine prescrittiva del medico e dell’opportunità terapeutica ritenuta migliore per la salute del paziente. È questo infatti l’approccio raccomandato dagli stessi produttori di medicinali omeopatici, come ci ha confermato Christian Boiron degli omonimi Laboratoires Boiron, che hanno proposto e finanziato lo studio. L’ultimo libro scritto dal fondatore dell’azienda francese si intitola “Ricerca in omeopatia” ed è nato dall’esigenza di far sapere ai lettori che la ricerca in omeopatia viene fatta ed è accurata.
Lo studio è completamente indipendente
Boiron ha finanziato lo studio, ma non è entrata in alcun modo nel merito della ricerca. Nel contratto sottoscritto Boiron si è impegnata a rendere pubblici i risultati in ogni caso,  anche qualora fossero stati negativi per l’omeopatia.
Realizzato tra il 2006 e il 2012, lo studio è stato diretto dal prof. Lucien Abenhaïm, ex direttore generale del Dipartimento della Salute francese, e con la supervisione di un comitato scientifico di esperti esterni all’azienda, presieduto dal farmacologo Bernard Bégaud.
La conclusione del capo del comitato scientifico
Il risultato della lunga ricerca è, in definitiva, che l’efficacia del trattamento è la stessa in tutti i casi, con qualche minima differenza, a volta a favore dell’allopatia, a volte a favore dell’omeopatia o della pratica mista.
Secondo Bernard Bégaud, professore di Farmacologia all’Università degli studi di Bordeaux, e capo del comitato scientifico di EPI3: “Le popolazioni studiate sono assolutamente paragonabili sul piano sociologico, così come su quello della gravità delle patologie. Cosa se ne deduce? Una soddisfazione identica da entrambe le parti, ma un crollo del consumo di antibiotici e benzodiazepine. Nessun dubbio, l’interesse dell’omeopatia per la salute pubblica è dimostrato”.

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