L’acqua è sicuramente il liquido più diffuso sulla Terra e il “Pianeta d’acqua” contiene quasi 1,4 miliardi di megatoni d’acqua, il 75% dei quali è costituito dagli oceani, dai mari, dai ghiacciai, dai laghi e dai fiumi, mentre il resto si trova nelle falde acquifere sotterranee e nelle masse atmosferiche vorticose.
L’acqua ha dato forma alla superficie terrestre ma è anche un insostituibile supporto alla vita. Quando viene estratta dalle cellule viventi per essiccazione o congelamento, la maggior parte delle cellule muoiono e quelle che sopravvivono entrano in uno stato di ‘animazione sospesa’ che dura fino al momento in cui il contenuto iniziale d’acqua viene ripristinato.
In quanto composto chimico, l’acqua è molto strana a causa delle sue varie proprietà anomale (densità, punto di congelamento, calore specifico, comprimibilità…). Gli scienziati studiosi dell’acqua come Josè Teixeira, H.E.Stanley e Rustum Roy, hanno descritto dettagliatamente il comportamento peculiare di questa molecola polare che è in grado di stabilire forti legami con le sue vicine per mezzo di legami di idrogeno in strutture tetraedriche. Inoltre, in molti casi, questi blocchi si possono mescolare insieme formando strutture molto più complesse, ammassi a 3-D e strutture poliedriche specifiche. In presenza di soluti idrofili, come NaCl, l’intera massa dell’acqua si organizza sotto forma di involucri multipli intorno agli ioni dissolti, mentre, quando si aggiunge un composto idrofobo, le molecole dell’acqua racchiudono strutture cave di clatrato. Allo stesso modo ricoprono le nano bolle in uno o due strati, mentre si legano idrodinamicamente a molecole grandi come proteine o acidi nucleici.
Tuttavia, tutte queste strutture sono in continuo movimento e si modificano a livello di picosecondi, il che porta Josè Teixeira a dire: “Non esistono cluster permanenti nell’acqua liquida”. Comunque, a seconda del trattamento a cui sono sottoposte, queste strutture evanescenti appaiono, si muovono e scompaiono per poi essere rigenerate nuovamente. In altri termini, l’acqua è un liquido statisticamente strutturato.
Questa, signore e signori, è la base dell’omeopatia: cercare di sviluppare una certa struttura in un sistema acqueo mediante l’azione combinata di un’intensa agitazione meccanica e di una successiva diluizione. Questo, naturalmente, è ben noto, ma la novità è che oggi abbiamo nuovi strumenti sperimentali che ci permettono di affrontare un argomento a lungo dibattuto. Fondamentalmente, quando un campione d’acqua contenente composti estranei viene diluito e dinamizzato attraverso una serie di operazioni successive finchè i prodotti aggiunti sono eliminati gradualmente, alla fine otteniamo un mezzo distinto o soltanto un’aliquota del fluido di diluizione? La risposta fornita dalla termoluminescenza a basse temperature è piuttosto chiara: le altissime diluizioni hanno una identità selettiva.
Senza entrare troppo nel dettaglio, limitiamoci a spiegare il concetto fondamentale che è alla base di questo metodo. Un campione rappresentativo di altissime diluizioni “dinamizzate” viene congelato alla temperatura dell’azoto liquido (196°C/77 K) e la sua dinamica in continuo movimento portata viene portata allo stato solido stabile. Supponiamo allora che le strutture statisticamente significative che erano presenti nel liquido originale vengano congelate e appaiano ora come “difetti” isolati nella rete organizzata del ghiaccio esagonale. Il materiale viene successivamente irradiato con raggi gamma, raggi X o fasci di elettroni e l’intero solido viene “attivato”. Viene poi riscaldato progressivamente sotto un fotomoltiplicatore e/o uno spettrografo, e, via via che viene immessa energia termica, le varie trappole contenenti le “specie attivate” si svuotano l’una dopo l’altra e, così facendo, emettono luce. Questo bagliore termoluminescente è una sorta di impronta digitale del solido congelato i cui difetti giocano il ruolo principale e poiché sono direttamente collegati alla struttura del liquido originale, la registrazione è specifica della diluizione.
In effetti, questa termoluminescenza a basse temperature è semplicemente la trasposizione a temperatura sotto zero dei classici metodi di termoluminescenza sviluppati per la datazione delle ceramiche o degli eventi geologici e che sono regolarmente usati in India da decenni grazie all’opera pionieristica del professor Sartia a Manipur. Nel corso dei nostri studi abbiamo scoperto che le altissime diluizioni – oltre il numero di Avogadro, cioè diluizioni in cui i prodotti chimici sono scomparsi – mostrano, tuttavia, curve di luminescenza sostanzialmente diverse nel caso di NaCl, LiCl, istamina, dicromato di potassio, tutte diverse da quella del solvente. Senza dubbio ciò dimostra che in origine le diluizioni si sono strutturate in modi diversi e specifici. Il pregevole lavoro sperimentale condotto dal professor Elia ha confermato questo punto di vista, mostrando anche che queste diluizioni potrebbero lentamente evolvere nel tempo, il che trova conferma nelle recenti osservazioni del professor Van Wijke.
Recentissimi esperimenti non ancora pubblicati dimostrano che i gas dissolti potrebbero giocare un ruolo importante in questo processo. Come abbiamo detto in precedenza, nello schema della preparazione omeopatica, abbiamo la sensazione che la “dinamizzazione = succussione”, che rilascia una notevole energia nel fluido, costituisca un elemento importantissimo. In considerazione di ciò ci siamo interessati alle ricerche condotte recentemente da Philippe Vallee sul ruolo delle nano bolle nell’acqua e ci pare che parte del “messaggio” trasferito da una diluizione all’altra potrebbe essere collegato proprio alle nano bolle create nel liquido dalla forte agitazione meccanica a cui questo è sottoposto.
Per poter studiare questo aspetto abbiamo costruito un’attrezzatura speciale atta ad effettuare la dinamizzazione o sotto pressione gassosa o sotto vuoto. I primi risultati preliminari da noi ottenuti mostrano chiaramente che la fase gassosa sembra giocare un ruolo decisivo nella “personalizzazione” delle diluizioni. Se teniamo a mente che il numero di nano bolle create nel fluido è dell’ordine dei miliardi (il che rappresenta una superficie di “contatto” con il liquido circostante molto estesa) e che, a causa delle loro dimensioni, possono rimanere stabili e indisturbate nella diluizione per mesi e perfino molto più a lungo, ciò potrebbe aprire delle prospettive nuove nella comprensione del processo di preparazione omeopatica.
Possiamo concludere che le altissime diluizioni sono in grado di portare un “messaggio di salute” specifico e costituiscono la base di una terapia affidabile. A questo punto il mio obiettivo non è quello di occuparmi dei numerosi test clinici condotti in doppio cieco, che sono stati riportati da Plilippe Belon, Michael Frass e molti altri, in riviste internazionali di tutto rispetto, ma voglio soltanto dimostrare come il lavoro sperimentale più recente sia di supporto a questa idea. Nel far questo, sono perfettamente consapevole che l’omeopatia conta da decenni su molti detrattori, ma penso che sia giusto dire a questo distinto pubblico che i “messaggi di salute portati dall’acqua” attraverso i preparati omeopatici hanno solide basi scientifiche e meriterebbero di ottenere il giusto posto nel settore terapeutico.
Signore e signori, in conclusione, vorrei citare Sua Eccellenza il Primo Ministro dell’India, il dottor Manmohan Singh, che nel suo messaggio al Congresso LIGA 2005 tenutosi a Berlino ha scritto:
“La scoperta dell’omeopatia… si è dimostrata un grande vantaggio per l’umanità poiché rafforza l’immunità del corpo… In quanto sistema di medicina olistica cerca di risalire alle condizioni che creano i disturbi della salute e, pertanto, va alla radice del problema”. Il dottor Manmohan Singh ha poi aggiunto: “la sicurezza e l’efficacia dei farmaci omeopatici e l’assenza di effetti collaterali hanno reso l’omeopatia popolare in tutto il mondo”.
Signore e signori, nel programmare le nostre azioni future nel campo della salute nel migliore interesse dell’umanità, non dimentichiamo che abbiamo a disposizione un bene importante che non dovremmo trascurare poiché si propone come complemento naturale all’uso di farmaci chimici e biologici. Con l’omeopatia ci prendiamo cura del paziente nel suo insieme prima di tutto, senza più affrontare soltanto la sua malattia.
Lausanne, ottobre 2007
Louis Rey – Chemin de Verdonnet
CH 1010 LAUSANNE
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Louis.rey@bluewin.ch